La Cina socialista manda sei forti segnali al mondo

Ripreso dal sito  www.lacinarossa.net

 

16 aprile 2011

 

A fine marzo del 2011 le riserve statali cinesi in valute e titoli pubblici esteri hanno toccato la quota astronomica di 3040 miliardi di dollari, una volta e mezzo il PNL italiano del 2010.

 

Un secondo segnale è venuto il 13 aprile quando Ding Zhimin, un esponente di alto livello del governo cinese, ha dichiarato a Bruxelles che nel corso del 2011 la Cina Popolare sorpasserà gli Stati Uniti in termini di consumi globali di energia, seppur  con più di quattro volte di abitanti rispetto all’America (vedi http://www.chinadaily.com.cn, “China to be biggest energy consumer”, 14/04/2011).

 

Sempre a metà aprile, i mass-media cinesi hanno riportato inoltre la notizia che il PNL cinese è aumentato di ben il 9,7% nel primo trimestre del 2011 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante le politiche restrittive adottate dal governo cinese per bloccare le tendenze inflazionistiche interne.

 

Partendo dal 13 aprile, infine, tutti i leader del gruppo di coordinamento internazionale denominato BRICS (formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si sono incontrati nella splendida isola cinese di Hainan e, sotto la presidenza del compagno Hu Jintao hanno rafforzato i molteplici rapporti di collaborazione che, sotto il profilo economico, energetico e politico già uniscono le cinque grandi nazioni: proprio all’inizio del vertice, il presidente cinese Hu Jintao e la sua controparte russa D. Medvedev hanno deciso di approfondire ulteriormente la proficua collaborazione strategica che interconnette da più di un decennio i due giganteschi stati.

 

Il quinto e il sesto segnale sono d’ordine economico-monetario.

 

Luca Vinciguerra, sicuramente noto giornalista anticomunista come il giornale su cui ha scritto l’articolo (“BRICS all’attacco del Dollaro”), il Sole 24 Ore, ha rilevato che “Il sistema finanziario internazionale va riformato. Radicalmente.

 

Il terzo vertice della storia dei Brics – Brasile, Russia, India, Cina più da quest’anno il Sudafrica – si conclude con un verdetto perentorio: le regole del gioco stabilite quarant’anni fa dalle potenze occidentali a Bretton Woods vanno riscritte. «I cinque Paesi concordano sulla necessità di costruire un nuovo e più ampio meccanismo valutario globale che assicuri più stabilità e meno incertezza all’economia mondiale», ha spiegato un membro della delegazione cinese a margine dei lavori del summit che ieri ha riunito i leader delle cinque grandi nazioni emergenti sull’isola cinese di Hainan.

I padroni di casa, dunque, sarebbero riusciti (il condizionale è d’obbligo visto il tenore vago e generico del comunicato finale) a strappare il consenso di massima dei Brics su una loro vecchia tesi: l’era del dollaro è finita e, quindi, bisogna pensare a una nuova valuta globale per il regolamento degli scambi internazionali.

 

«I leader dei Brics sono pronti a discutere il ruolo dei Diritti speciali di prelievo in seno al Fondo monetario internazionale», ha spiegato la fonte cinese, facendo intendere che i cinque si sarebbero impegnati a sostenere l’idea lanciata subito dopo la grande crisi finanziaria del 2008 dal governatore della People’s Bank of China, Zhao Xiaochuan, di allargare ad altre valute (attualmente sono solo quattro: dollaro, euro, sterlina e yen) il paniere di riferimento dei Dsp, i Diritti speciali di prelievo. Dopo di che, gli stessi Dsp potrebbero essere utilizzati come mezzo di pagamento negli scambi commerciali e nelle transazioni finanziarie internazionali.

 

Fantaeconomia? Il tempo dirà se, grazie alla sapiente regia cinese, ad Hainan i Paesi emergenti hanno trovato la giusta intesa che consenta loro di fare fronte comune e spingere il vecchio mondo a varare la grande riforma del sistema finanziario internazionale. Rafforzando la supervisione sui mercati dei derivati sulle commodities e sui flussi internazionali dei capitali, che si teme possano sbilanciare la ripresa ora che diverse economie emergenti alzano i tassi di interesse per contrastare l’inflazione.

Intanto, i leader dei Brics se ne tornano a casa dalla trasferta tropicale con un primo risultato concreto in tasca. Le banche di sviluppo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica hanno raggiunto un accordo che consentirà loro di accendere crediti reciproci denominati nelle singole valute dei Brics.

Il che significa, giusto per fare un esempio, che un’azienda cinese potrà importare legname dal Brasile finanziandosi in yuan o in real. O che una società sudafricana potrà acquistare petrolio dalla Russia pagandolo in rubli o in rand. Questo meccanismo – testato già dagli stessi cinesi durante la crisi del 2008 con i currency swap in yuan concessi ad alcuni Paesi come l’Argentina e la Bielorussia – rappresenta di fatto un primo superamento del dollaro come mezzo di regolamento degli scambi transnazionali.

Il progetto è sicuramente intrigante. Talmente intrigante che, mentre ad Hainan cala il sipario sul vertice che ha sancito l’ingresso del Sudafrica nel club dei grandi emergenti, altri Paesi di nuova industrializzazione bussano già alla porta dei Brics.”

 

Sei  notizie diverse, ma un’unica modalità cinese di festeggiare in forma creativa il 50° anniversario del volo compiuto nello spazio, per la prima volta nella storia del genere umano, dal comunista sovietico Jury Gagarin nel lontano aprile del 1961, oltre che l’anniversario della disastrosa sconfitta subita dall’imperialismo statunitense alla Baia dei Porci, sempre nello splendido aprile del 1 9 61.

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