La guerra USA contro il primato tecnologico mondiale della Cina.

Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

I “fatti testardi” (Lenin) risultano da tempo chiari ed esposti nel 2023 anche dall’insospettabile istituto Australian Strategic Policy Institute in un suo rapporto fatto passare, guarda caso, sotto silenzio da gran parte della sinistra occidentale: in base ad esso la Cina è ormai diventata il “numero uno” planetario in ben 37 dei 44 principali settori tecnologicamente importanti del mondo contemporaneo.

Come hanno ben evidenziato T. Buccellato e S. Olivari, “una ricerca dell’Australian Strategic Policy Institute (Aspi) rivela che la Cina ha costruito le basi per posizionarsi come superpotenza scientifica e tecnologica leader a livello mondiale, stabilendo un vantaggio sorprendente: nella maggior parte dei settori tecnologici critici ed emergenti, gli istituti di ricerca generano nove volte più documenti di ricerca ad alto impatto rispetto al secondo paese classificato, il più delle volte gli Stati Uniti. La Cina ha raggiunto così una leadership su 37 dei 44 ambiti tecnologici critici riportati nella tabella. Tutte le tecnologie etichettate come ad alto rischio di monopolio sono presidiate da Pechino. Non a caso, cresce in continuazione il flusso verso il paese asiatico di conoscenze e di ricercatori talentuosi in questi settori”.[1]

Tabella 1

La reazione dell’imperialismo statunitense di fronte all’ormai consolidato primato tecnologico di Pechino si è rivelata allo stesso tempo furiosa ma impotente, con l’obiettivo dichiarato di bloccare l’innovazione in Cina.

Prima ancora del divieto americano dell’agosto 2023 di esportare qualunque prodotto del paese a Pechino in materia di semiconduttori avanzati, informazione quantistica e intelligenza artificiale, lo stesso Biden aveva in precedenza legittimato apertamente la guerra tecnologica dell’imperialismo USA scrivendo, il 13 ottobre 2022, in una sua prefazione al documento chiave National Security Strategyc (NSS) di mettere al centro del mirino a stelle e strisce soprattutto la Cina.

Cina che, recita il documento, “è l’unico attore che intende riformare l’ordine internazionale e che ha le risorse economiche, diplomatiche, militari e tecnologiche per farlo”. Pechino viene dunque presentata come un rivale sistemico che può mettere a rischio gli interessi strategici e la sicurezza economica degli Stati Uniti; ed è rivelatore a questo proposito il fatto che nel documento non si parli mai di instaurare una dinamica cooperativa con la Cina, ma che al più si parli di “competizione responsabile”.[2]

E la risposta della Cina all’aggressione dell’imperialismo statunitense?

Molto efficace, come si ricava anche solo esaminando il nuovo superchip ACCEL, prodotto integralmente in terra cinese a fine 2023 e più veloce dei suoi concorrenti occidentali.

“Un recente articolo scientifico dell’Università Tsinghua della Cina esamina la creazione e il funzionamento di un chip di elaborazione dell’intelligenza artificiale ultraveloce e altamente efficiente progettato specificamente per attività di simulazione al computer.  

Chiamato All-analog Chip Combining Electronic and Light Computing (ACCEL), questo chip innovativo utilizza un’architettura unica che combina il calcolo fotonico e quello analogico.

Offre prestazioni oltre 3.000 volte superiori a quelle della NVIDIA A100 consumando molta meno energia. Sebbene ACCEL sia uno strumento specializzato, rappresenta un passo avanti nell’informatica in cui i semiconduttori sono progettati su misura per soddisfare esigenze specifiche”.[3]

Superchip ma anche il supercomputer quantistico cinese del gennaio 2024.

“Origin Wukong, il computer quantistico superconduttore di terza generazione sviluppato in modo indipendente dalla Cina, è stato messo in funzione sabato 6 gennaio presso la Origin Quantum Computing Technology (Hefei) nella provincia dell’Anhui.

Il computer quantistico è alimentato da Wukong, un chip quantistico superconduttore indigeno da 72 qubit. Secondo i ricercatori, si tratta del computer quantistico superconduttore programmabile più avanzato della Cina.

Kong Weicheng, vicedirettore dell’Anhui Quantum Computing Engineering Research Center, ha osservato che il computer è integrato con il sistema di controllo del calcolo quantistico di terza generazione, che migliora l’efficienza operativa complessiva del computer quantistico.

Jia Zhilong, vicedirettore del Quantum Computing Chip Provincial Key Laboratory dell’Anhui Quantum Computing Engineering Research Center, ha affermato che il chip Wukong ha 198 qubit, di cui 72 computazionali e 126 accoppiatori.

Un qubit è l’unità base dell’informazione quantistica, simile a un bit binario ma realizzata in un dispositivo a due stati.

Il nome Wukong è stato ispirato da Sun Wukong, una mitica figura letteraria cinese con la capacità di trasformarsi in 72 forme diverse, a simboleggiare le capacità potenti e versatili del computer”.[4]

Niente male come risposte, vero?


[1] T. Buccellato e S. Olivari, “Cresce l’innovazione tecnologica made in China”, 6 dicembre 2023, in lavoce.info

[2] “USA-Cina. Tecnologia, lo scontro si fa duro”, 20 ottobre 2022, in ispionline.it

[3] “ACCEL: il Chip cinese 3000 volte più veloce dell’A100 di NVIDIA e consuma molta meno energia”, 6 novembre 2023, in redhotcyber.com

[4] “Acceso il computer quantistico di nuova generazione in Cina”, 8 gennaio 2024, in italianpeople.cn

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